Intestino irritabile e dieta FODMAP

 

Dieta FodmapL’intestino irritabile (IBS – Irritable Bowel Syndrome) è una sindrome funzionale molto frequente. Negli Stati Uniti, l’IBS è presente in una percentuale del 10-20% della popolazione: di queste, una percentuale tra il 10 ed il 33% ritiene necessario l’intervento medico. Le cause sono, tutt’oggi, difficili da interpretare. Questa patologia colpisce entrambi i sessi ma, in particolar modo, prevale nelle donne con un rapporto di 2:1 e 3:1 in un’età compresa tra i 20 ed i 40 anni: questo ha portato ad ipotizzare il coinvolgimento di fattori ormonali.

In base alle statistiche mediche ne soffre circa il 30% della popolazione italiana ed il rapporto donna / uomo varia da 2:1 a 4:1.

Secondo i dati del primo rapporto sociale sull’intestino irritabile a cura del Comitato Scientifico editoriale di AIGO, 7 persone sofferenti su 10 sono di sesso femminile.

Ad oggi, la ricerca suggerisce come cura di intestino irritabile e gonfiori addominali la dieta FODMAP: Fermentable Oligosaccharides (fruttani e galattani) Disaccharides (lattosio) Monosaccharides (fruttosio) e Polyols (dolcificanti contenenti sorbitolo, mannitolo, xilitolo). Questo protocollo è stato proposto nel 2001 dai ricercatori della Monash University di Melbourne.

Gli alimenti FODMAP hanno proprietà osmotica (attirano l’acqua nell’intestino se non vengono digeriti e assorbiti completamente) e possono essere fermentati da batteri intestinali e causare i fastidiosi sintomi tipici dell’IBS.

Nei pazienti affetti da intestino irritabile, la diarrea è dovuta ad un aumento del numero di molecole osmoticamente attive che derivano dai disaccaridi che rimangono nel lume intestinale aumentandone il volume; gonfiore e flatulenza, invece, sono dovuti ai prodotti gassosi derivati dai disaccaridi nell’ileo e nel colon.

 

Dieta FODMAP e sensibilità al glutine

Negli ultimi anni, le ricerche si sono focalizzate ad un’eventuale sensibilità al glutine nei pazienti di IBS: nonostante tanti pazienti risultino negativi alla celiachia, hanno reazioni negative con il consumo di glutine.

Questa sensibilità non comporta danni all’intestino (come nella celiachia) ma implica comunque una reazione immunitaria agli alimenti contenenti glutine: negli ultimi anni, infatti, i ricercatori ipotetizano che la sensibilità al glutine possa aggravare i sintomi dell’IBS.

Questa condizione, nella letteratura scientifica, è chiamata non-celiac gluten sensitivity (NCGS).

Inoltre, i ricercatori di Melbourne hanno evidenziato che il grano contiene fruttani: carboidrati associati ai sintomi dell’intestino irritabile.

Esistono due tipi di fruttani: quelli a catena corta detti fruttoligosaccaridi o oligofruttani, e quelli a catena lunga, rappresentati dalle inuline. Le principali fonti di oligofruttani sono alcuni cereali (come il grano) e alcuni tipi di verdura (come la cipolla).

Le inuline, invece, si trovano in alimenti come cicoria, tuberi, topinambur e tartufo.