Consumo di pesce crudo e rischi per la salute

Negli ultimi anni, in Italia, è aumentato in modo esponenziale il consumo di pesce crudo. Il suo consumo, aumenta il rischio di intossicazioni batteriche, parassitosi, infezioni da batteri o virus, intossicazioni da E. Coli, Listeria e Salmonella.Tutti questi batteri possono provocare disturbi gastrointestinali. Il rischio maggiore deriva, invece, dalle intossicazioni dovute all’Anisakis.

L’Anisakis è un parassita presente nelle viscere di vari pesci come merluzzo, sgombro, tonno, salmone e la sua intossicazione può causare allergie, shock anafilattico, disturbi gastrointestinali (es. vomito), dolori addominali. I sintomi si verificano da un’ora dopo l’assunzione fino a due settimane dall’ingestione delle larve presenti nel pesce crudo. Nel nostro fegato, il parassita può vivere a lungo, provocando gravi infiammazioni a livello epatico.

Visti i rischi per la salute, è molto importante assicurarsi che i ristoranti che somministrano pesce crudo, rispettino tutte le norme igieniche previste dalla legge e, in particolar modo, provvedano all’abbattimento (-20°c per almeno 24 ore) dello stesso prima di servirlo ai clienti.

La normativa vigente vieta il consumo di pesce crudo se non precedentemente abbattuto termicamente.

Spesso, prezzi molto bassi possono indicare pesce di scarsa qualità. Sul prezzo finale incidono molti fattori come qualità del taglio o freschezza del pescato. Per questo è importante non farsi tentare da offerte che possono sembrare fin troppo vantaggiose.